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Riflessione 04 04 2020

Emergenza Corona Virus > Aprile 2020

Riflessione del 04 04 2020 SABATO V SETTIMANA DI QUARESIMA

Vangelo Gv 11,45-56
Per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi.

Il segno della risurrezione di Lazzaro, diventa per le autorità giudaiche, già da tempo convinte che Gesù merita la morte (5,18; 7,1.19.25; 8,37.40), la forza scatenante per passare ai fatti.

Possiamo avere maggiore comprensione del testo se partiamo dalla fine, dove ne viene dato il senso. La morte di Gesù non produce solo la salvezza della nazione, che qui è identificata con il popolo eletto, ma anche la riunificazione di tutti i “figli di Dio dispersi” (v. 54). Chi sono i “figli di Dio dispersi”? È possibile rifarsi alla profezia di Ezechiele: questi “figli di Dio” erano prefigurati nei “figli di Israele” che per diversi motivi abitavano fuori la terra santa e che Dio un giorno avrebbe riunito: “Ecco: io prenderò i figli d’Israele tra le nazioni … e li riunirò in un solo luogo … ne farò una nazione unica” (Ez 37,21ss).

Ma con la sua morte, Gesù, realizza ciò che aveva annunciato al cap 10 “ho altre pecore che non sono di quest'ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore” (10,16). Per Giovanni, dunque, i “figli di Dio dispersi” non è il ristretto popolo di Israele, ma “tutti coloro che ascoltano la sua Parola e la mettono in pratica” (Lc 8,19s).

Per l’evangelista Giovanni il “radunare in uno” (v. 52) corrisponde al modo di essere proprio del Padre e del Figlio. Nel discorso di addio espliciterà che l’unità dei radunati è la loro comunione nel Figlio con il Padre: “Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola … Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità” (cf Gv 17,21ss).
I sommi sacerdoti e i farisei sono ben consapevoli, che il successo provocato dal miracolo compiuto da Gesù, non potrà essere una fiammata passeggera. C’è il rischio che si trasformi in un movimento popolare in suo favore dalle conseguenze imprevedibili. Allora i capi radunano il Sinedrio e cercano di fare il punto della situazione. Si nota nervosismo e disorientamento: “che cosa facciamo ora che quest’uomo compie molti segni? Se lo lasciamo proseguire così, alla fine crederanno tutti in lui” (v. 47.48). Non dicono: “E noi perderemo il potere”. Sono molto più sottili e affermano: “Verranno i romani e ci deruberanno del “nostro luogo” e del “nostro popolo”” (v. 48).

Attenzione, il testo dice “?? ??µa??? ?a? ????s?? ?µ??” = “i romani solleveranno noi”; cioè, i romani “sottrarranno a noi l’autorità” sul luogo (il tempio) e sul popolo (su Gerusalemme). In realtà, Caifa, non vuole semplicemente fare uccidere Gesù per garantire il popolo, ma vuole garantire lo “status quo”, per continuare a conservare il potere. Dunque, la motivazione della condanna di Gesù, non è “religiosa”, come verrà dichiarato nell’atto di accusa, ma è una motivazione politica, per questo non cambieranno i loro progetti neppure di fronte alla risurrezione di Lazzaro.

Le parole di Caifa “è meglio per noi che muoia un uomo solo” (v. 50) denotano un piano iniquo ai danni del Maestro di Nazareth per salvare la sua autorità e il sistema teocratico, di cui si sente responsabile. Per l’evangelista sono parole che assumono un significato più profondo e più vero. La morte di Gesù ha un valore salvifico per il popolo di Dio. Infatti dice Giovanni: “Non disse questo da se stesso, ma, essendo sommo sacerdote in quell’anno, profetizzò che Gesù stava per morire per la nazione, e non per la nazione soltanto, ma per ricondurre all’unità i figli di Dio dispersi” (vv. 51-52).

Caifa, non si rende conto di realizzare la profezia con le sue stesse parole. Ancora una volta ritroviamo l’ironia del IV evangelista: il sacerdote pronuncia la sentenza di morte per Gesù, ma, in realtà, egli fa una profezia sulla sua morte salvifica. La morte del Nazareno non sarà a vantaggio solo della nazione giudaica, ma opererà la riunificazione dei figli di Dio dispersi nel mondo. L’uomo, sentendosi protagonista, crede di eliminare in questo modo un progetto contrario alle sue vedute, ed invece facilita, senza saperlo, quel piano di amore e la missione stessa che il Cristo è venuto a compiere.

Oggi, alle 12 ?? celebrerò la divina Eucaristia in comunione con tutti voi


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