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Emergenza Corona Virus > Aprile 2020
Riflessione del 07 04 2020 MARTEDÌ DELLA SETTIMANA SANTA
Vangelo Gv 13,21-33.36-38
Uno di voi mi tradirà… Non canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte.
Nella prima parte del capitolo 13mo troviamo un “intreccio” tra Gesù che lava i piedi ai discepoli e li invita a mettere in pratica i suoi insegnamenti: “se sapete queste cose, siete beati se le fate” (v.17), insieme alle menzioni del tradimento da parte di Giuda (v. 2, 11, 18s) che nella nostra pericope trova l’argomento principale.
“Gesù si turbò nel suo spirito; e disse: Amen, amen, ve lo dico, uno di voi sta per consegnarmi” (v. 21).
Questo “turbamento” (tarásso) di Gesù, lo abbiamo già incontrato in precedenza quando, avendo visto piangere Maria per la morte del fratello Lazzaro, aveva sperimentato la tragedia della morte (11,33), e quando, all’arrivo dei Greci, aveva riconosciuto l’imminenza dell’“ora” (12,27). Adesso, lo stesso sgomento della morte si impone attraverso uno dei suoi discepoli, “uno della Comunità tradisce”.
I discepoli sbigottiti si guardano l’un l’altro e Pietro con un cenno chiede al “discepolo che Gesù amava” di domandare chi fosse.
Giovanni dipinge la figura di questo “discepolo amato” che qui è presentato per la prima volta e sarà sempre chiamato con questo appellativo e mai con il suo nome. Egli rappresenta il “discepolo perfetto nella fede”. Per due volte, sicuramente in modo intenzionale da parte dell’evangelista, è sottolineata la sua posizione vicinissima a Gesù, immagine di quella del Figlio rivolto verso il seno del Padre. In questa scena, il “discepolo amato” appare come contrappeso di Giuda: di fronte al traditore l’evangelista pone il vero credente.
Nonostante la richiesta del discepolo amato, Gesù non rivela il nome del traditore, ma porge a Giuda un boccone di pane inzuppato (v. 26a). Perché Gesù offre un boccone a Giuda? La scena evoca il Sal 41,10 “Colui che mangia il mio pane, ha alzato contro di me il suo calcagno”. Con questo gesto Gesù manifesta il proprio consenso a ciò che la Scrittura prevedeva e così può iniziare il cammino della passione. Più volte hanno cercato di prendere Gesù ma senza riuscirvi perché “ancora non era giunta la sua ora” (cfr. 7,30; 8,20), ma adesso con la propria autorizzazione gli eventi della glorificazione della croce possono iniziare. Infatti “dopo il boccone”, l’Avversario passa dal progetto all’azione.
Il gesto del porgere il boccone era riservato all’ospite d’onore. Così Gesù sottolinea che l’amore vero è anche per il nemico che trama la morte, “non esclude nessuno”, ma dall’amore ci si può “autoescludere”. Giovanni sta inviando un messaggio chiaro alla Comunità cristiana: non scandalizzarsi mai per i peccati dei suoi membri.
“Era notte”.
La portata simbolica di questa affermazione è evidente. Per l’evangelista significa l’assenza totale della luce, già lo aveva detto: “Se uno cammina di giorno, non inciampa … ma se invece uno cammina di notte, inciampa, perché gli manca la luce” (Gv 11,9s) cioè, compiere la propria missione, realizzare il progetto del Padre è camminare nella luce; seguire le proprie scelte è essere nelle tenebre. Nel nostro testo, la notte è il tragico segno del rifiuto per seguire la propria avidità.
Uscito Giuda, le tenebre che pesavano sul cenacolo sembrano diradarsi e Gesù apre il cuore ai suoi consapevole degli eventi imminenti che lo attendono: è l’inizio dell’“Ora” e spiega che la Passione è la gloria del Figlio dell’Uomo; la sua elevazione sulla croce, umiliazione e ignominia per gli uomini, è la sua esaltazione e la croce il suo trono di gloria: “Ora il Figlio dell'uomo è stato glorificato, e anche Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito” (v. 31-32). L’evangelista sta dicendo che la salvezza dell’uomo non è solo una promessa, ma si sta avvicinando al compimento con la scelta della croce da parte di Gesù.
Pietro non sembra che abbia colto il senso delle parole del Maestro. Egli lo interroga sulla mèta del suo viaggio. La risposta di Gesù è ad un altro livello e Pietro non la comprende: “Dove vado ora non puoi seguirmi, mi seguirai più tardi” (v. 36).
Pietro insiste fino a professare una fedeltà che lo spinge al sacrificio della propria vita, ma il Signore gli anticipa il triplice rinnegamento che quella stessa notte farà, giurando di non conoscere il Maestro: “Tu darai la tua vita per me? In verità, in verità ti dico: prima che il gallo canti mi avrai rinnegato tre volte” (v. 38; cfr. 18,17-27). Gesù sta catechizzando Pietro di non confidare nelle proprie forze ma vivere nella continua vigilanza. “Ma che dici Pietro? - commenta san Giovanni Crisostomo -. Gesù ha detto: - Non puoi - e tu replichi: - Posso -. Alla prova dei fatti, però, dovrai ammettere che il tuo amore non è niente senza la gioia dell’alto” (Commento a Giovanni, LXXIII,1). Il Signore conosce l’affetto sincero dell’Apostolo e, nello stesso tempo, la sua debolezza e incostanza.
Questa chiara risposta di Gesù non è soltanto per Pietro ma per ogni persona che vive di superficialità e di illusioni. Un giorno l’apostolo testimonierà la fede nel Cristo seguendolo nella strada del martirio, ma non è questo il momento. Origene interpreta giustamente questo passo quando dice: “Può avvenire che il discepolo di Gesù ora non sia preparato a seguirlo, mentre egli ritorna al Padre; ma più tardi potrà, camminando diligentemente sulle orme di lui, andar dietro al Maestro e seguire il Verbo di Dio” (Commento a Giovanni, XIX,14,86).
Oggi, alle 12.00 celebrerò la divina Eucaristia in comunione con tutti voi