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Emergenza Corona Virus > Aprile 2020
Riflessione del 20 04 2020 LUNEDÌ DELLA II DI PASQUA
Vangelo Lunedì della II settimana di Pasqua Gv 3,1-8
Se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio.
Nel vangelo di oggi, ci troviamo di fronte al primo discorso del ministero pubblico di Gesù (Gv 3,1ss).
Attraverso il dialogo con Nicodemo, rappresentante del giudaismo, fariseo, maestro di Israele e membro del sinedrio, il brano ci vuole proporre il tema fondamentale del “cammino di fede”. Di fatto troviamo la sintesi sul mistero della nuova nascita sulla fede in Gesù, Figlio di Dio, e sulla salvezza o la condanna degli uomini che accolgono o rifiutano la parola del Messia.
In questo capitolo, Giovanni ci sta presentando il cammino concreto che l’uomo deve fare per diventare credente: il passaggio dalle “tenebre” alla “luce”. Ecco dunque Nicodemo, l’Israele esperto nella scienza della Legge, che viene da Gesù “di notte”. Altre volte abbiamo evidenziato questa menzione tipica giovannea (9,4; 11,10; 13,30; 19,39) dicendo che, con “notte” il IV evangelista, non indica semplicemente un dato cronologico ma è propensa una lettura teologica delle “tenebre” di chi ancora non ha incontrato la luce della fede, ma ha nel cuore la volontà di cercarla.
“In verità, in verità ti dico, se uno non è generato dall’alto, non può vedere il Regno di Dio” (v. 3). Gesù inizia il suo discorso con una formula solenne di rivelazione “Amen, Amen” (“In verità, in verità” 3,3.5.11; 13,38; 21,18) invitando Nicodemo a collocarsi su un livello superiore e poter fare esperienza di una nuova nascita. Le sue parole non mirano ad un insegnamento accademico ma sono spinte dall’urgenza di annunziare il Regno in modo che ogni uomo viva un cambiamento radicale di vita ed entri in comunione con Dio.
Nell’espressione “generare dall’alto”, il nostro evangelista usa volutamente due parole greche e ciascuna porta in se un doppio significato: “ànothen” («dall’alto» o «di nuovo») e “ghennàò” («generare» in senso spirituale o «essere generato» in senso fisico). Giovanni, in questa sua catechesi, intreccia spesso i due termini perché in realtà intende parlare di un duplice livello: quello carnale di Nicodemo, e quello spirituale di Gesù. L’uomo, per approdare alla fede adulta e aderire a Gesù deve fare un salto di qualità, deve lasciarsi generare da Dio, perché la vita viene “dall’alto”, attraverso una nuova nascita. Così Nicodemo, se vuole sperimentare una vita nuova e possedere il Regno, deve liberarsi da una realtà passata.
Ma che significa esattamente “essere generati dall’alto”? Il termine “generare” è un chiaro richiamo alla “donazione della vita”, quindi l’evangelista sta evidenziando con chiarezza il “dono che Dio fa all’uomo della sua propria vita”: è quindi la partecipazione della persona alla vita eterna.
Allora, “vedere il Regno di Dio” significa in concreto fare “ora”, in questo tempo storico, l’esperienza della persona-Gesù, aderendo con fede alla sua rivelazione e non attendere “la fine dei tempi”. Gesù con la sua venuta ha inaugurato i tempi definitivi. E l’era storica del Regno, a cui si accede solo attraverso una “rinascita”, e questa avviene aderendo alla rivelazione di Cristo.
“Come può essere generato un uomo quando è vecchio”? L’incomprensione sul significato del termine “ànothen”: Gesù pensava “dall’alto”, Nicodemo comprende “di nuovo”, il che non è del tutto falso se lo si intende nella dimensione spirituale ma per Nicodemo è una realtà difficile da capire. Allora Gesù richiama il testo profetico di Ezechiele: “Io verserò su di voi un’acqua pura… metterò in voi uno Spirito nuovo… metterò in voi il mio Spirito” (Ez 36,25-27). Nicodemo, dunque, attraverso gli annunci escatologici dei profeti, dovrebbe comprendere che quella profezia si è avverata, non a caso Gesù parla al presente. In Ezechiele, l’associazione “acqua” e “Spirito” richiama un versetto iniziale del racconto della creazione (Gn 1,2) e quindi tutto il racconto di Gn 1 esprime il prorompere e il diffondersi della vita, il dono dello Spirito equivarrebbe a una “nuova creazione”; lo Spirito così come ha operato in Genesi allo stesso modo continua ad operare in Gesù. La nuova nascita è dunque opera dello Spirito.
La tradizione ecclesiale, basandosi anche su 1Pt 1,23 e Tt 3,5, ha spontaneamente pensato al battesimo. Senza un intervento di Dio, gli uomini non hanno accesso alla “vita” come già dice il Prologo “A quanti l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati” (cfr. 1,12-13).
Gesù vuole aiutare Nicodemo ad aprirsi al mistero che gli sta rivelando; mentre a noi, il testo che stiamo meditando, ci vuole aiutare a ricoprire la Verità battesimale di cui siamo già partecipi. Quest’oggi diventa occasione per riflettere come assimiliamo la vita divina che abbiamo ricevuto in eredità di figli.