Menu principale:
Emergenza Corona Virus > Aprile 2020
Riflessione del 22 04 2020 MERCOLEDÌ DELLA II DI PASQUA
Vangelo Mercoledì della II settimana di Pasqua Gv 3,16-21
Dio ha mandato il Figlio nel mondo, perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.
La rivelazione che è stata già avviata nel dialogo tra Gesù e Nicodemo, in questa pericope (vv. 16-21), continua ad intensificarsi fino a raggiungere la fonte della vita che è “l’amore del Padre” che il Figlio dona per distruggere il peccato e la morte.
“Dio ama il mondo”: è un’espressione “unica” che troviamo nella prima parte del Vangelo di Giovanni perché, nella seconda parte (capp. 13-20) si parlerà dell’amore del Padre per i discepoli. Dobbiamo attenzionare questa affermazione. Non ci viene suggerita nessuna reciprocità da parte del mondo: l’amore del Padre è una realtà fondante, assoluta; Dio non ama perché si attende un riscontro da parte del mondo. Come ci dice lo stesso Prologo: “Tutto è stato fatto per mezzo di lui… In lui era la vita… la vita era la luce degli uomini” (1,3s), Dio dona vita, Dio dona luce poi, gli uomini, quest’amore non l’hanno accolto (1,5). L’amore precede tutto! Il Dio, amore, ha come progetto la salvezza e la vita.
Noi sappiamo che nel IV Vangelo, il termine “mondo” ha due accezioni: è inteso come persone nel “loro insieme”, ma anche come persone che si “oppongono al progetto salvifico”. Nel nostro brano, sicuramente, troviamo la prima accezione, è il genere umano che, tuttavia, ha bisogno di essere salvato. Infatti, questi versi non dicono solo l’amore di Dio che ha donato nel suo unico Figlio, ma mettono in grande rilievo la finalità di questo dono: nel v. 16 la vita eterna dei credenti, nel v. 17 la salvezza definitiva a vantaggio degli uomini affinché possano vivere la sua stessa vita.
Di fronte a questa proposta di salvezza da parte di Dio, gli uomini siamo chiamati a fare una scelta: accettare o rifiutare l’amore di un Padre che non giudica il “mondo” ma lo illumina. Attenzione, questo Amore non giudica, tuttavia, è giudicante, in che senso? Di fronte alla proposta di salvezza da parte del Figlio, tutti siamo chiamati prendere una posizione di accoglienza o di rifiuto, questo orientamento rende visibile cosa c’è nel proprio cuore.
Dunque, il concetto di “giudizio” nel Vangelo di Giovanni è originale rispetto a quello che troviamo nei sinottici. In questi si trova il giudizio come realtà escatologia, cioè che avviene alla fine dei tempi, un esempio lo troviamo nella parabola del giudizio finale (cfr. Mt 25,31-46); mentre in Giovanni il giudizio avviene “nell’oggi” e non è compiuto neanche da Dio ma “dall’uomo stesso” ed è dato dall’accoglienza o dal rifiuto di Cristo. Per questo, il IV Vangelo, articola il suo racconto come un grande processo su Gesù, egli rivela eventi e parole davanti a personaggi-testimoni al punto che si crea una divisione tra credenti e non credenti e il giudizio-condanna, non riguarda solo gli ebrei del tempo di Gesù, ma ogni persona nell’arco della storia che deve orientare la sua vita accogliendo e meno la persona di Gesù.
Certamente il desiderio di Dio è condurre alla salvezza, per questo il messaggio di Giovanni spinge a professare la fede che è la sola possibilità di non cadere nella “non vita”. L’uomo nell’arco della sua esistenza rimane l’unico giudice di se stesso.
Ma perché le tenebre affascinano l’uomo più della luce? Perché gli uomini sono chiusi nel loro “io” e sordi alla Parola. Ecco perché la conclusione della nostra pericope viene descritta quasi come una battaglia tra le tenebre e la luce: “chi fa il male, odia la luce” coloro che volutamente scelgono la non-vita; “chi fa la verità viene alla luce” quanti vivono un percorso con Gesù-luce e percorrono con lui un cammino nella fede.
Di fronte a questa ampia rivelazione, a Nicodemo e tutti coloro che lui rappresenta, non resta altro che un cambiamento di vita; chi fa spazio all’Amore che lo trascende, trova quello che nessuno riesce a darsi da solo: possedere la “vita”. La condizione per entrare nella comunione con Dio è diventare piccoli e umili, questa condizione la si può raggiungere attraverso la lotta all’autosufficienza e all’egoismo.