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Riflessione 27 03 2020

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Riflessione 27 03 2020 VENERDÌ IV SETTIMANA DI QUARESIMA

Vangelo
Gv 7,1-2.10.25-30
"Cercavano di arrestare Gesù, ma non era ancora giunta la sua ora."

Il capitolo settimo segna l'inizio di una nuova serie di avvenimenti, questo è evidenziato dall'annuncio nel v. 2 di un'altra festa de “i Giudei”, la festa dei Tabernacoli o delle Capanne. Non viene nominata nessun'altra festa fino a 10,22 dove si dice: “Ricorreva in quei giorni a Gerusalemme la festa della Dedicazione”. Perciò l'intero passo 7,1-10,21 è dedicato alla presenza di Gesù a Gerusalemme per la celebrazione della festa dei Tabernacoli.

La festa dei Tabernacoli (o delle Capanne) era la più popolare delle tre feste di pellegrinaggio ed era chiamata “la festa di YHWH” (Lv 23,39; Gdc 21,19) o semplicemente “la festa” (1Re 8,2.65; 2Cr 7,8; Ne 8,14; Is 30,29; Ez 45,23). Storiche testimonianze affermano che è “particolarmente sacra ed importante per gli Ebrei”. Anticamente una festa del raccolto (cf Es 23,16; 34,22) e delle capanne (in ebraico “sukkot”), in seguito venne storicizzata ed associata all'alleanza e alla cura e alla guida di Dio quando il popolo abitava nelle tende durante la peregrinazione dell'esodo nel deserto (cf Dt 16,13.16; Lv 23,34; Ne 8,13-19). La festa poi fu non solo storicizzata ma anche escatologizzata e celebrata in vista della fine dei tempi.

La celebrazione cominciava il quindicesimo giorno del settimo mese, Tishri (settembre-ottobre). Era caratterizzata dall'erezione di “capanne” che simboleggiavano l'esperienza di vita nelle tende fatta dagli Israeliti nel deserto, sotto la cura e la protezione di YHWH, con il quale adesso Israele aveva stretto un'alleanza. Le persone che partecipavano alla festa dormivano e consumavano i pasti nelle capanne per sette giorni, quanto durava la festa (cf Lv 23,42-43; Os 12,10). Trascorsi i sette giorni vissuti nelle capanne, c'era un altro giorno, l'ottavo, che era quasi una festa a sé stante per ricordare in particolare la protezione di YHWH durante il periodo dell'Esodo. Questo giorno era dedicato anche alla richiesta da parte d'Israele di una sovrabbondanza di pioggia quale segno della speciale e continua protezione di YHWH per il popolo.

Da quanto apprendiamo dal v. 10, Gesù salì in incognito. “I Giudei” lo stanno cercando. Questa ricerca è un cattivo presagio, poiché ricorda 5,18 e 7,1, “Cercavano di ucciderlo”. La loro domanda: “Dov'è quel tale? (v. 11)” solleva una questione che si intreccia in tutto il Vangelo ed è uno dei principali motivi di conflitto durante la celebrazione dei Tabernacoli: “di dove viene Gesù” e “dove va”. In precedenza «i Giudei» hanno mormorato riguardo alla pretesa di Gesù di essere disceso dal cielo (cf 6,41.43.61). Adesso anche “la gente” si domanda: Gesù è un uomo autorevole e buono, oppure insegna il falso per portare la gente in rovina? I “Giudei” hanno comunque preso la loro decisione riguardo a Gesù, indipendentemente a ciò che può pensare la gente.

La controversia raccolta in questa sezione è incentrata sul Messia e sulla “sua origine”. La credenza popolare tendeva ad avvolgere il Messia in un totale mistero. Sarebbe stato una persona “d’origine sconosciuta”, che sarebbe “comparsa provenendo da un luogo segreto del mondo”, nel momento opportuno, per portare a termine la sua grande opera.

Ora la conoscenza della patria e delle origini di Gesù andava contro questo modo di pensare molto diffuso riguardo al Messia. Data questa conoscenza, gli aspetti e le pretese messianiche di Gesù crollavano. Questo era il commento di quei giorni a Gerusalemme.

Gesù fu costretto a intervenire. La sua replica è una delle grandi caratteristiche del quarto vangelo. Egli dice, In sostanza, che la conoscenza della sua patria e delle sue origini, “il sapere di dove viene” è cosa del tutto secondaria e non tocca il nocciolo della questione. In realtà, infatti, Gesù non si era mai presentato come un uomo famoso che venisse da una grande città. “Gesù si presenta come l’inviato di Dio”, il rappresentante di colui che lo manda. Questa è la vera questione. In questo senso, “la sua origine è occulta”, nessuno la conosce; e non la conoscono perché non conoscono Dio.

Queste ultime parole sono veramente provocanti. I giudei si vantavano non solo di conoscere Dio, ma anche di possederlo in esclusiva: la legge, il tempio, la loro stessa vita e la loro storia. E ora, Gesù dice loro che non conoscono Dio! E appoggia la sua affermazione sul fatto che la conoscenza di Dio si rivela come autentica nel riconoscimento di Gesù. Il riconoscimento di Gesù porta necessariamente alla conoscenza di Dio. Perciò, la discussione o controversia significa, al tempo stesso, una sfida per i giudei e, in essi, per ogni uomo.

Al v. 31, gli abitanti di Gerusalemme sono improvvisamente sostituiti dalla “folla” che si unisce ad un crescente numero di personaggi che credono a causa dei “segni” che Gesù compiva: i molti di Gerusalemme (2,23-25), Nicodemo (3,2), la Samaritana (4,25) e la folla presso il lago di Tiberiade (6,2).

Davanti a questa rivelazione di Gesù tutti gli uomini devono “compiere una scelta”: riconoscere in lui l’inviato del Padre, sorgente della vita, e accettare i rischi che questa scelta porta con sé; oppure rigettarlo per conservare la propria sicurezza nell’immediato, ma compromettendo il futuro. Il mistero di Cristo si riflette nella Chiesa. Le scelte che essa propone esigono coraggio e fortezza.

Oggi, alle 12 celebrerò la divina Eucaristia in comunione con tutti voi


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