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Emergenza Corona Virus > Aprile 2020
Riflessione del 29 04 2020 MERCOLEDÌ DELLA III SETTIMANA DI PASQUA
Vangelo Mercoledì della III settimana di Pasqua
SANTA CATERINA DA SIENA (Festa)
Mt 11,25-30
Hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli.
Quest’oggi celebriamo la festa di santa Caterina che insieme a san Francesco d’Assisi è patrona d’Italia.
Caterina nasce a Siena il 25 marzo 1347: è la ventiquattresima figlia delle venticinque creature che Jacopo Benincasa e Lapa di Puccio de’ Piacenti hanno messo al mondo. Entrò nel terz’ordine di san Domenico all’età di 16 anni e cominciò, in casa sua, una vita austera attestata anche da alcuni suoi scritti. Attorno a lei si formò una piccola famiglia spirituale di amici. Lanciò incessanti appelli alla pace in tempi particolarmente torbidi, richiamò il papa da Avignone a Roma, gettò il seme della vera riforma della Chiesa, operò sempre per l’unità e la carità.
Paolo VI ha additato alla Chiesa intera la dottrina contenuta negli scritti della santa, pieni di afflato mistico, e l’ha proclamata «dottore»: prima donna accanto ai maestri della Tradizione.
Come riflessione di oggi mi piace proporre un testo tratto dal «Dialogo della Divina Provvidenza» di santa Caterina da Siena, che corrisponde alla seconda lettura del’Ufficio della Liturgia delle Ore.
(Cap. 167, Ringraziamento alla Trinità; libero adattamento; cfr. ed. I. Taurisano, Firenze, 1928, II pp. 586-588)
O Deità eterna, o eterna Trinità, che, per l'unione con la divina natura, hai fatto tanto valere il sangue dell'Unigenito Figlio! Tu, Trinità eterna, sei come un mare profondo, in cui più cerco e più trovo; e quanto più trovo, più cresce la sete di cercarti. Tu sei insaziabile; e l'anima, saziandosi nel tuo abisso, non si sazia, perché permane nella fame di te, sempre più te brama, o Trinità eterna, desiderando di vederti con la luce della tua luce.
Io ho gustato e veduto con la luce dell'intelletto nella tua luce il tuo abisso, o Trinità eterna, e la bellezza della tua creatura. Per questo, vedendo me in te, ho visto che sono tua immagine per quella intelligenza che mi vien donata della tua potenza, o Padre eterno, e della tua sapienza, che viene appropriata al tuo Unigenito Figlio. Lo Spirito Santo poi, che procede da te e dal tuo Figlio, mi ha dato la volontà con cui posso amarti.
Tu infatti, Trinità eterna, sei creatore ed io creatura; ed ho conosciuto - perché tu me ne hai data l'intelligenza, quando mi hai ricreata con il sangue del Figlio - che tu sei innamorato della bellezza della tua creatura.
O abisso, o Trinità eterna, o Deità, o mare profondo! E che più potevi dare a me che te medesimo? Tu sei un fuoco che arde sempre e non si consuma. Sei tu che consumi col tuo calore ogni amor proprio dell'anima. Tu sei fuoco che toglie ogni freddezza, e illumini le menti con la tua luce, con quella luce con cui mi hai fatto conoscere la tua verità.
Specchiandomi in questa luce ti conosco come sommo bene, bene sopra ogni bene, bene felice, bene incomprensibile, bene inestimabile. Bellezza sopra ogni bellezza. Sapienza sopra ogni sapienza. Anzi, tu sei la stessa sapienza. Tu cibo degli angeli, che con fuoco d'amore ti sei dato agli uomini.
Tu vestimento che ricopre ogni mia nudità. Tu cibo che pasci gli affamati con la tua dolcezza. Tu sei dolce senza alcuna amarezza. O Trinità eterna!